
Le politiche dell’occupazione
Le istituzioni del mercato del lavoro riguardano leggi, regolamenti e convenzioni con cui gli attori intervengono sul mercato.
Le istituzioni scontano condizioni di inerzia o reattività anche peer le specificità nazionali con riferimento ad approcci di contrattazione e tutela, legate a problematiche e caratteristiche delle società di riferimento.
Una grande variabilità si registra anche nell’impiego per le politiche sulle risorse destinate al mercato del lavoro.
Le politiche del lavoro sono spesso connesse ad altre politiche quali quelle sociali o fiscali.
Le politiche di regolamentazione sono politiche di spesa e politiche macroeconomiche.
Le politiche possono essere attive (dedicate alla creazione di nuova occupazione, alla cura o prevenzione della disoccupazione; sono sussidi all’occupazione, alla creazione diretta di lavoro, formazione professionale, sostegno alle nuove imprenditorialità, servizi per orientamento al lavoro, a disoccupati o persone con problemi sociali) o passive (prestazioni monetarie e assistenziali a favore dei disoccupati; ammortizzatori sociali come contributi assicurativi sotto forma di indennità di disoccupazione o sussidi di disoccupazione per soggetti che non hanno versato contributi, protezione sociale a chi ha perso il lavoro).
La tendenza in atto nei paesi OCSE è di sostituire politiche passive con politiche attive di creazione dell’occupazione con una situazione di differenze tra paesi nelle priorità e negli strumenti.
Questa tendenza all’uso delle politiche attive si ritrova nella strategia eu per l’occupazione, identificando obiettivi comuni e scambi di esperienze ma non la realizzazione della politica comune.
C’è instabilità delle politiche nazionali nel tempo per effetto di ragioni politiche connesse ai mutamenti politici, di ragioni economiche per l’evoluzione della crescita, di ragioni culturali per la valutazione etica delle politiche.
C’è necessità di stabilità degli incentivi per l’incidenza che questi hanno in termini di ruolo delle aspettative per i datori di lavoro in relazione ai problemi del costo del lavoro e per i disoccupati in relazione alla conoscenza dei livelli di indennità e alle prospettive di remunerazione.
Problema dell’informazione per le parti sociali (diversità delle politiche a livello dei paesi, per condizioni di partenza differenti nei mercati del lavoro, per la difficoltà di identificazione di politiche ottimali e per le condizioni di base).
Problemi della complementarietà delle riforme (la resistenza alle riforme è determinata dalle condizioni di accettabilità politica delle stesse).
Contradditori sono gli interessi degli attori del mercato che sono fuori dallo stesso (outsiders) e le resistenze di quelli che sono nel mercato, in termini di benefici attesi.
Nella costruzione di orientamenti sulle politiche del lavoro occorre tener conto dell’inclusione di variabili aggiuntive all’obiettivo sintetico dell’aumento del volume di occupazione con altre considerazioni come sul livello dei prezzi per le implicazioni sui salari reali, la qualità dell’occupazione e gli effetti di giustizia sociale che impattano sul mercato del lavoro.
La creazione della domanda di lavoro si realizza con interventi di stimolo, intervenendo con il superamento
dell’insufficienza di domanda o agendo sulla sua composizione.
Gli strumenti utilizzati sono la creazione di posti di lavoro pubblici o la sovvenzione a posti di lavoro privati.
I programmi di creazione di posti di lavoro assistiti sono creati per persone difficilmente occupabili nel settore privato e che rimangono nella disoccupazione.
Questi programmi sono messi a punto per categorie particolari per garantire l’occupabilità futura garantendo un rientro possibile nel mercato del lavoro.
Attivare questi strumenti ha un costo contenuto perché normalmente si attuano livelli retributivi da salario minimo.
Sono politiche per favorire accesso a categorie specifiche quali disoccupati di lunga durata o giovani senza formazione, o per il primo impiego, o forme nuove del lavoro quali a domicilio o a tempo parziale.
Problemi dell’efficacia dei programmi non nel breve termine a causa delle incapacità di controllo dell’efficacia rispetto alle cause di crisi del mercato del lavoro come nel correggere le condizioni di disabilità.
Questo programma viene ritenuto inadeguato per la qualità non formativa delle mansioni alle quali sono adibite le persone che ne fruiscono.
La percezione sociale negativa che si dà a questo impiego non lo rende accettabile.
Per ridurre i costi del lavoro, si ha aumento della domanda, effetti negativi sulla domanda dei lavoratori qualificati, riduzione contributi sociali ai datori.
Un altro intervento per stimolare l’occupazione è la riduzione del costo del lavoro che si ritiene stimoli la domanda di lavoro con attenzione ai lavoratori poco qualificati, per i quali il costo del lavoro è ritenuto troppo elevato.
L’analisi mette in luce effetti negativi nelle qualifiche intermedie in quanto il prezzo del lavoro è ritenuto alto per il salario minimo nel caso del lavoro poco qualificato.
L’intervento è praticato con la riduzione dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro sui salari più bassi.
La creazione di domanda di lavoro sulla base delle politiche economiche illustrate si traduce in generosità della politica economica e dei problemi connessi, di efficacia per l’occupazione.
La contrazione dei contributi sociali è efficace se c’è un’alta elasticità al prezzo della domanda e dell’offerta di lavoro.
Questa politica incide sulla struttura dei salari e sulle qualifiche con ripercussioni sulla produttività e crescita.
Sostenere lo sviluppo di competenze in tutta la vita del lavoratore, non sviluppa le imprese.
Promuovere le competenze imprenditoriali non aumenta le competenze del lavoratore.
In situazioni di bassa competitività e di deindustrializzazione, l’intervento è concentrato sull’industria, ma ne beneficiano di più i dipendenti non qualificati della grande distribuzione rispetto all’industria, con effetti negativi sulle retribuzioni in quanto l’aumento del salario determina un aumento del tasso di contribuzione sociale effettivo, che scoraggia la progressione salariale e colpisce l’accumulazione di capitale umano.
Ma si determinano anche effetti sulla crescita per gli effetti sui guadagni di produttività in quanto il reinserimento dei lavoratori poco qualificati, esclusi in precedenza, determina una contrazione della produttività del lavoro.
La riduzione della durata del lavoro per aumentare l’occupazione è uno strumento utile a condizione che il mercato del lavoro sia in sottoccupazione, il livello della domanda di occupazione è determinato dalla domanda di lavoro, sia possibile sostituire le persone alle ore lavorate senza costi di lavoro aggiuntivo e che la durata del lavoro non aumenti il costo del lavoro.
La riduzione della durata del lavoro dipende dalle condizioni macroeconomiche e microeconomiche, dalla forma di funzione di produzione e dalle compensazioni connesse.
In Italia è poco usata la politica di creazione di posti di lavoro pubblici.