PAC – Politica agricola comune
La politica agricola comune PAC è stata una delle prime politiche comunitarie.
Gli obiettivi generali di politica agraria furono definiti nel Trattato di Roma del ‘57 che all’art.
39 affermava di dover: Incrementare la produttività dell’agricoltura; Migliorare il tenore di vita della popolazione agricola con un miglioramento del reddito, Stabilizzare i mercati; Garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, Tener conto della struttura sociale e della disparità tra le diverse regioni agricole e della stretta relazione esistente tra agricoltura e resto del sistema.
All’avvio della politica agricola comune l’Eu a 6 stati era deficitaria in tutti i settori, le condizioni di vitta degli agricoltori erano precarie, i prezzi alla produzione ed al consumo erano variabili e c’erano molte differenze tra Paesi.
Cronologia della PAC: ‘57 Trattato di Roma, ‘62 Nascita della PAC, anni ’70-’80 della crescita, ‘92 passaggio da sostegno al mercato al sostegno ai produttori, ’90 interesse sulla qualità, 2000 attenzione sullo sviluppo rurale, 2003 Riforma della PAC e scorporo delle sovvenzioni dalle produzioni, 2005 Apertura della PAC al mondo, 2007 Ampliamento, 2011 Riforma della PAC compatibilità economia e ambiente.
Nella prima fase di attuazione la PAC si articola in tre politiche: strutture, mercati, relazioni esterne.
Al finanziamento della politica agricola comune la CEE provvede con l’istituzione del FEOGA (Fondo eu di orientamento e garanzia in agricoltura) articolato in due sezioni: orientamento (per il finanziamento della politica delle strutture) e garanzia (per finanziare la politica dei mercati o dei prezzi).
Le politiche di ammodernamento strutturale dell’agricoltura avrebbero dovuto essere, nelle intenzioni dei padri fondatori della Comunità Economica Eu, il braccio forte della politica agricola comunitaria, l’intervento di lungo periodo con cui promuovere e accompagnare i grandi processi di cambiamento del settore agricolo nello sviluppo economico complessivo.
La politica dei prezzi e dei mercati invece era stata prima concepita come un intervento congiunturale a breve termine.
La politica dei prezzi ha preso il sopravvento installandosi al centro della PAC e catturando oltre il 95% della spesa.
Dal Libro verde del 1985 e dalla riflessione della Commissione su “Il futuro del mondo rurale” del 1988, si è avviato un processo di riequilibrio della politica delle strutture e di inserimento delle politiche strutturali in agricoltura nella più ampia politica di sviluppo rurale (politica di sviluppo integrato delle aree rurali), nel cui ambito gli agricoltori e l’agricoltura sono riferimenti importanti ma non esclusivi della strategia d’intervento.
Nel 1972 sono state introdotte misure strutturali per la modernizzazione dell’agricoltura.
In Italia dal 1975 vengono introdotti i Piani verdi (finanziamenti per gli agricoltori): contributi a fondo perduto per introdurre innovazioni tecnologiche e incentivare l’ammodernamento, accompagnare la cessazione dell’attività agricola e favorire la mobilità fondiaria, aumentare la formazione professionale e garantire l’informazione socio economica degli agricoltori, disciplinare la cessazione dell’attività agricola.
Si voleva sostenere l’agricoltura di montagna e le altre zone svantaggiate per le quali venivano indicati regimi speciali di intervento.
L’agricoltore per avere gli incentivi economici, doveva presentare un piano di sviluppo per dimostrare che il reddito della sua azienda aumentava.
L’obiettivo della Comunità eu era l’auto- approvvigionamento alimentare e il miglioramento delle condizioni economiche degli agricoltori, per cui era necessario incentivare la produttività.
Sono anni in cui l’agricoltura italiana come le altre eu, grazie agli incentivi finanziari della comunità eu, introducono il progresso tecnologico, con la meccanizzazione delle operazioni colturali e l’impiego di prodotti chimici per aumentare le rese.
Politica dei mercati: per regolamentare i mercati viene determinato un sistema di prezzi di riferimento rispetto ai prezzi di mercato: Un prezzo obiettivo o di riferimento idoneo per regolare i mercati eu e mantenerli in equilibrio; Un prezzo di intervento o prezzo minimo garantito al produttore al quale il prodotto veniva ritirato dal mercato a spese della Comunità; Un prezzo soglia o prezzo di ingresso nella comunità per le importazioni agricole dal resto del mondo per regolamentare le importazioni; Prelievi e cioè tasse sulle importazioni agricole dal resto del mondo; Restituzioni alle esportazioni e con incentivi pari alla differenza fra prezzo mondiale (più basso) e quello soglia (più alto).
Era un mercato protezionistico, ma il sostegno effettivo dei prezzi e dei mercati non è stato uniforme, infatti ha privilegiato i prodotti delle agricolture continentali (cereali e seminativi, latte, carne bovina e suina) a discapito delle colture mediterranee.
Nascono disparità a vantaggio delle regioni interessate alle produzioni continentali.
Dopo gli anni ’70 inizia un periodo di instabilità con spinte inflazionistiche e smantellamento del sistema dei cambi fissi.
La fissazione dei prezzi agricoli a livello eu diventa più difficile perché effettuata in unità di conto (equivalenti al valore in oro del dollaro).
Le fluttuazioni delle monete rendono più complessa la fissazione dei prezzi che sta alla base del mercato unico.
Il marco si rivaluta costantemente e la lira italiana subisce continue svalutazioni.
Vengono introdotte le “monete verdi” non facendo più riferimento al tasso di cambio di mercato ma a delle unità convenzionali.
Si istituiscono i “montanti compensativi”, positivi e negativi, che ristabiliscono il valore degli aiuti e delle tassazioni negli scambi intracomunitari di prodotti agricoli, frammentando di nuovo il mercato comune raggiunto per questi prodotti.
Le difficoltà della Pac si manifestano negli anni ’80.
Il problema delle eccedenze agricole diventa grave costringendo a immagazzinare (cereali, latte, carni) e distruggere (frutta e ortaggi).
La spesa per la Pac aumenta e ciò impone una riconsiderazione degli obiettivi della politica e dei suoi strumenti.
Nel 1992 viene attuata la prima riforma della PAC che determina i seguenti effetti: La quota dell’agricoltura nel Bilancio comunitario scende dal 62% nel 1998 al 47% nel 2001; Il numero dei prezzi garantiti con interventi comunitari per i principali prodotti è diminuito; Si è ridotto il divario tra i prezzi interni e quelli mondiali così come le eccedenze di derrate alimentari.
Il bilancio della riforma del 1992 è stato positivo in quanto i mercati hanno ritrovato equilibrio e le scorte pubbliche si sono ridotte e i prezzi dei prodotti agricoli comunitari si sono riavvicinati ai prezzi mondiali; Si ha una riconquista del mercato interno grazie ai prezzi competitivi dei cereali comunitari.
Le spese del FEAOG (sezione garanzia) sono state più controllabili e prevedibili, mentre le azioni strutturali condotte nel FEAOG (sezione orientamento) sono aumentate.
Il risultato ottenuto è che il reddito agricolo medio è aumentato.
I positivi effetti della Riforma del 1992 non potevano essere duraturi, in quanto la politica agricola comune ha dovuto soddisfare nuove esigenze.
L’eu si avvia ad un allargamento, che ha reso necessaria più semplificazione in quanto le economie dei paesi candidati si basavano principalmente sul settore agricolo ed il mercato agricolo mondiale presentava prospettive di crescita a prezzi remunerativi, a causa dell’aumento della domanda alimentare.
I prezzi della PAC, essendo più elevati di quelli stabiliti nel commercio mondiale, difficilmente potevano beneficiare dell’espansione del mercato mondiale, con il rischio di vedere riapparire eccedenze con costi di bilancio insostenibili e di perdere quote del mercato mondiale e comunitario.
Si afferma l’esigenza della politica di sviluppo rurale, senza rischio di nazionalizzazione della PAC, ma con criteri comuni chiari e meccanismi di controllo rigorosi, con più rispetto dell’ambiente e miglioramento della qualità dei prodotti.
Le proposte della Commissione eu, poi adottate dal Consiglio eu di Berlino 1999 hanno comportato l’emanazione di un pacchetto di riforme “Agenda 2000”.
La riforma riduce le eccedenze e contiene le spese, senza compromettere un aumento medio del reddito del 4,5%.
Tale orientamento generale è stato confermato dal Consiglio eu: La competitività doveva essere assicurata da una diminuzione dei prezzi sufficiente a garantire l’aumento degli sbocchi interni e una partecipazione al mercato mondiale.
La diminuzione dei prezzi è compensata da un aumento degli aiuti diretti per conservare il livello del reddito.
La ripartizione dei compiti tra la Commissione e gli Stati membri viene ridefinita.
Il Pacchetto prevede che il nuovo quadro finanziario debba coprire in modo coerente, entro limiti di bilancio ragionevoli, l’evoluzione della PAC e gli effetti dell’allargamento, in un periodo lungo, poi deve finanziare i bisogni essenziali e assicurare una corretta gestione delle finanze pubbliche.