Secondo l’OCSE un’innovazione è l’implementazione di un prodotto o di un processo, nuovo o migliorato, di un nuovo metodo di marketing, o di un nuovo metodo organizzativo con riferimento alle pratiche commerciali, al luogo di lavoro o alle relazioni esterne.
L’innovazione nel lungo periodo può accrescere l’occupazione e diversificarla.
L’innovazione è connessa alla ricerca e innovazione e alle politiche settoriali industriali o agricole.
L’innovazione fa parte dei fattori di produzione invisibili che, oltre capitale e lavoro, piegano la crescita associandosi all’organizzazione del lavoro, alle economie di scala, alla formazione dei lavoratori, alle caratteristiche istituzionali.
Differente è il livello di innovazione dei differenti paesi e la performance di un Paese in termini di innovazione tecnologica è il ritmo a cui nuovi prodotti o processi di produzione sono introdotti e diffusi nell’economia.
La creazione dell’innovazione vuol dire essere il primo a commercializzare un nuovo prodotto o processo, mentre la diffusione dell’innovazione vuol dire essere il primo a utilizzare un nuovo prodotto o processo.
L’innovazione di prodotto o processo è “ogni step scientifico, tecnologico, organizzativo, finanziario, commerciale (inclusi gli investimenti in nuova conoscenza) che permette la realizzazione di prodotti o processi tecnologicamente nuovi”.
Secondo il manuale di Oslo, “un’impresa è innovativa se produce uno o più prodotti o processi tecnologicamente nuovi in 3 anni”.
L’ innovazione tecnologica di prodotto è il miglioramento di un prodotto esistente o la creazione di un nuovo prodotto che soddisfi nuove esigenze in termini di qualità o di prestazioni, e solleciti una domanda dapprima inesistente.
L’ innovazione tecnologica di processo è il miglioramento del processo produttivo da cui possono derivare minori costi, migliore qualità o nuovi prodotti.
L’innovazione organizzativa è il cambiamento della struttura dell’impresa per migliorare l’efficienza di gestione anche in relazione a cambiamenti del sistema di riferimento dell’impresa.
Ma l’innovazione può anche essere costituita dall’apertura di nuovi mercati.
Il ciclo dell’innovazione:
– invenzione: nuova idea/sviluppo scientifico/tecnologia non ancora introdotta sul mercato
– innovazione: applicazione dell’idea nell’economia e nella società
– diffusione: processo con cui le imprese che la utilizzano o i consumatori finali accedono all’innovazione e la usano.
Questo ciclo dell’innovazione è condizionato, come per tutti i fattori produttivi, da domanda e offerta.
Tra i fattori che influenzano l’offerta c’è lo stato delle conoscenze scientifiche e tecnologiche (ruolo della ricerca di base e applicata).
Importanti sono le condizioni di appropriabilità, di carattere normativo ed istituzionale, sulla capacità di trarre profitto dall’innovazione.
Ciò anche se non tutte le innovazioni derivano dal processo scientifico e la ricerca serve solo talvolta per una spinta incrementale e conclusiva.
Tra i fattori della domanda vanno considerati il progresso come conseguenza dei migliori prezzi o dei minori costi conseguenti all’innovazione ed il valore o la misura del beneficio o dell’apprezzamento che i consumatori o utenti fanno dell’innovazione.
La scienza e l’innovazione sono parti di un processo sociale al quale concorrono diversi attori.
L’innovazione come risultante di un processo di confronti tra domanda e offerta è anche la risultante della interazione tra più soggetti quali ministeri, Università, Enti di ricerca, agenzie di progettazione, imprese, Sindacati, Distretti e parchi scientifici, fornitori, utenti, Business angels, che condizionano il processo e fan si che i settori sui quali ricade l’innovazione possano essere classificati come settori con innovazioni dominate dai fornitori, settori ad alta intensità di scala, settori con fornitori specializzati e settori basati sulla scienza, ciascuno in possibile interazione con gli altri.
Determinanti dell’innovazione: imprenditorialità, governance, strutture di mercato e domanda.
Da Schumpeter in poi l’imprenditore fonda il suo statuto sull’innovazione, sulla capacità di realizzare nuove combinazioni dei fattori produttivi con celerità prima dei concorrenti, determinando un cambiamento dell’economia in un processo continuo di accumulo di conoscenze.
Ma l’innovazione è anche capacità di gestire l’incertezza.
Un ruolo importante è svolto dalle corportate governance delle imprese e dalla struttura proprietaria che incide, anche con le lobbies, a determinare le politiche.
Le tipologie di proprietà dell’innovazione possono essere differenti.
Le tipologie rilevanti ai nostri fini sono la tipologia familiare, degli interventi istituzionali, la grande impresa, la proprietà bancaria.
Altra differenziazione è la struttura di mercato sul quale l’innovazione va ad impattare.
Prevalenza di situazioni concorrenziali spingono alla diffusione delle innovazioni con gli innovatori che, sviluppando l’innovazione, massimizzano gli extraprofitti; i primi adattatori ne godono solo in parte, la maggioranza ne gode meno e poi questi vantaggi si annullano.
In regime di monopolio, l’incentivo all’innovazione è più basso.
Dal punto di vista della domanda di innovazione occorre dividere il punto di vista degli utilizzatori da quello degli innovatori manager.
Gli utilizzatori debbono decidere se affrontare l’investimento dell’utilizzo ed il tempo in cui ciò deve avvenire, mentre gli innovatori manager scelgono o l’adozione di una tecnologia di processo o l’aumento della vendita o l’uso di un prodotto.
L’analisi delle determinanti della domanda e dell’offerta fa cogliere anche l’importanza dell’utilizzo dell’innovazione dal decisore pubblico che può impiegarla per il conseguimento di un benessere collettivo o per obiettivi di sviluppo settoriale o come stimolo per la crescita.
L’impatto sulla crescita dipende dalla rapidità del processo di diffusione dell’innovazione e dalla difficoltà di appropriazione della conoscenza e dell’innovazione.
La conoscenza e l’innovazione sono un bene pubblico ma anche un bene privato con forti esternalità.
Tutto ciò pone problemi di non appropriabilità, incertezze e indivisibilità da cui deriva la possibilità di utilizzo di incentivi e questioni sull’appropriabilità ed alle forme di tutela legale della conoscenza.
Il problema del finanziamento dell’innovazione deriva dal fatto che il capitale proprio non è sufficiente a realizzare l’investimento innovativo e l’impresa che intende avvalersene deve fare ricorso al debito o al capitale azionario, tenendo conto comunque delle condizioni di incertezza che possono essere associate.
Le principali forme di finanziamento dell’innovazione sono sussidi e incentivi fiscali alle imprese, credito d’imposta, sussidi per R&S, procedure di ammortamento facilitato, incentivi alle forme di collaborazione tra imprese, tassazione agevolata per tipologie d’impresa, esenzioni fiscali su brevetti.
Un tema critico è la tutela della proprietà intellettuale.
Qui occorre far riferimento al copyright o al diritto d’autore che proteggono l’idea creativa.
I brevetti proteggono l’applicazione industriale di un’innovazione.
L’Eu a sostegno e tutela dell’innovazione ha sviluppato il brevetto eu con funzioni incentivanti all’investimento, di carattere transattivo per facilitare il trasferimento tecnologico, diffusione della conoscenza, segnalazione delle capacità del soggetto titolare delle capacità di generare innovazioni e quindi reddito.
L’operatore pubblico può intervenire con il finanziamento pubblico diretto, ma anche con i premi alle fasi di sviluppo e commercializzazione, con il sostegno al venture capital o con la partecipazione dell’operatore pubblico al capitale nelle fasi di start up.
Un altro intervento si ha aumentando le condizioni fiscali di convenienza all’investimento.
L’operatore pubblico può intervenire sulla struttura del mercato con politiche di supporto a settori o comparti, con meccanismi fiscali per settori.
C’è la possibilità di intervenire su chi acquista innovazione.
È rilevante il settore pubblico come grande acquirente con gli acquisti (public procurement) e con l’impiego standard tenendo conto del ciclo di vita del prodotto.
Un’altra forma di intervento è la creazione di mercati nuovi relativi a prodotti o processi innovativi.
Occorre disporre di conoscenze del valore dell’innovazione.
Per aver successo in queste politiche occorre adeguata conoscenza dei bisogni del mercato.
Uno spazio interessante per la creazione della domanda si ha quando sono gli utilizzatori a contribuire o a sviluppare input per il processo produttivo.
È il caso dei mercati di business aperti quando le imprese rinunciano ad esercitare il controllo totale sulle priorità intellettuale dell’innovazione o nell’integrazione nelle attività d’impresa di innovazioni sviluppate esternamente.
Studi recenti hanno teorizzato l’open innovativa fondata sui flussi di informazione da e verso l’impresa che accelerano l’innovazione ed espandono il mercato.
Tra gli strumenti vanno ricordate le politiche open source innovative (innovazione in base alla quale le imprese si basano su idee, risorse e competenze tecnologiche che sono derivate dall’esterno: l’innovazione va ricercata e scambiata all’esterno con l’acquisizione di start up innovative, con la creazione di acceleratori per start up, o di incubatori d’impresa).
Ci sono anche interventi sulla proprietà intellettuale o normative quali leggi antipirateria che limitano interventi sul prodotto ed incentivi fiscali sulla rivelazione delle conoscenze da chi è produttore o utilizzatore.
Misurare l’innovazione è un’esigenza dell’operatore pubblico per comparare le prestazioni innovative tra paesi e per fissare obiettivi di politica economica ed influenzare il comportamento della comunità degli innovatori.
Misure per la conoscenza della diffusione delle innovazioni: numero brevetti, traduzione degli stessi in prodotti o attività.
Serve un approccio di policy dell’innovazione con capisaldi sulla ricerca di base, l’istruzione e la proprietà intellettuale, ma anche un approccio sistemico nella politica dell’innovazione, cioè mettere a rete sistemi innovativi e agire con sistemi di governance a rete, e determinare politiche su problematiche specifiche e processi di adattamento delle politiche alle specificità dell’economia o dei paesi.
Una politica dell’innovazione deve interagire con più strumenti che vanno fatti emergere nelle differenti politiche (educazione, accesso all’informazione, ambientali, di liberalizzazione, di regolazione bioetica, di tutela dei consumatori, tradizionali fiscali, del credito del lavoro).
La governance della politica dell’innovazione deve essere sistemica e coordinata dovendo coinvolgere tutti i soggetti interessati.
Serve un coordinamento tra soggetti pubblici direttamente impegnati e tra soggetti pubblici erogatori e tra pubblici e privati.
I parchi scientifici (facilitatori dell’innovazione) sono istituzioni che aggregano centri di ricerca ed imprese ad alto contenuto innovativo per favorire e sostenere lo sviluppo con l’innovazione anche con forme di trasferimento tecnologico.
L’innovazione è un fattore invisibile della crescita del PIL.