Economia e questione ambientale
In quanto bene collettivo l’ambiente è patrimonio dell’umanità ed il suo uso è sotto la responsabilità di tutti.
L’ambiente come bene complessivo deve essere utilizzato in modo unitario a struttura e funzionamento globali, non separabile in parti, dove la parte confluisce nel tutto ed il tutto deriva dallo scenario evolutivo delle parti.
È in continuo divenire e ha come corollario la necessità di avere cura della sua utilizzazione nel tempo garantendo i diritti delle generazioni future.
L’ambiente come scenario di vita e come prodotto di coevoluzione tra forze naturali e sociali, tra sistemi economici, antropici, ecologici, giuridico sociali.
Nel 1987 la Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente fa riferimento a uno sviluppo in grado di assicurare “il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.” Una definizione che sottolinea la compatibilità tra sviluppo delle attività economiche e salvaguardia dell’ambiente.
I fattori che possono incidere con l’ambiente sono: La popolazione per l’impatto derivante da eccesso di causalità rispetto a serbatoi limitati di risorse; La tecnologia per l’impatto negativo dei processi di utilizzazione delle risorse che possono sfociare in sfruttamento e per le potenzialità di restauro e riabilitazione; Le istituzioni a livelli locali, nazionali e internazionali per l’impatto che possono avere sulle decisioni di politica economica; Le strutture politiche e sociali insieme alle istituzioni di governo rappresentano la collettività dal punto di vista della rappresentatività amministrativa e politica e in quanto comunità di persone che vivono nei territori di riferimento.
Queste istituzioni sono fattori di interazione ambientale e fanno riferimento ai valori ideali, alle percezioni psicologiche, alle caratterizzazioni sociologiche e demo antropiche dei sistemi ambientali ai quali si riferiscono.
È all’inizio del 1970 che si è formata la coscienza ambientale che trova nella pubblicazione del MIT per il club di Roma la prima pietra miliare.
Le Conferenze dell’ONU che si succederanno nel tempo sono le pietre miliari nella politica ambientale e nello sviluppo sostenibile internazionale.
La Conferenza mondiale sull’ambiente a Stoccolma nel 1972 ha segnato l’inizio della politica ambientale internazionale.
Il 5 giugno è la Giornata mondiale dell’ambiente.
A Stoccolma la comunità internazionale riconosce la necessità di cooperare a livello internazionale per la protezione dell’ambiente.
Al diritto degli Stati di sfruttare le risorse naturali viene contrapposto l’obbligo di fare in modo che le attività antropiche svolte sul territorio non creino danni ambientali ad altri Stati.
Dopo la Conferenza di Stoccolma, è stato istituito il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente.
Dalla Commiss mondiale per l’ambiente e sviluppo viene pubblicato il Rapporto Brundtland nel quale vengono identificati gli sforzi comuni e declinati i principi legali proposti per la gestione ambientale e lo sviluppo sostenibile.
Negli anni’ 90 la comunità internazionale ravvisa la necessità di una nuova presa di posizione sull’ambiente e nel 1992 viene convocata a Rio la Conferenza su ambiente e sviluppo nella quale sono stati formulati alcuni principi fondamentali, come il principio di prevenzione (chi inquina paga) e lo sviluppo sostenibile.
In tale Conferenza la comunità internazionale ha approvato un programma globale Agenda 21, alcune convenzioni quali quella sul cambiamento climatico e la per la protezione delle specie e sulla diversità biologica oltre alla formulazione di Principi sulle foreste.
Nel 2002 a Johannesburg si tiene il vertice mondiale dello sviluppo sostenibile per verificare i progressi realizzati in campo ambientale ed elaborare norme utili per lo sviluppo sostenibile, ma anche per presentare iniziative volontarie di collaborazione tra governi, istituzioni, imprese e società civile.
La Conferenza produrrà una Dichiarazione di Rio.
Il risultato è stata l’applicazione di un modello di sviluppo sostenibile con nuove priorità e nuovi programmi di attuazione.
Sono state rafforzate le istituzioni e formulati obiettivi per temi specifici come i prodotti chimici.
Vent’anni dopo Rio si tiene di nuovo a Rio la Conferenza dell’ONU sullo sviluppo sostenibile 2012 dove la comunità internazionale ha reiterato il proprio impegno per uno sviluppo sostenibile.
Con la Decisione di Rio di natura programmatica e dedicata a “Il futuro che vogliamo” sono stati avviati processi utili per la gestione dell’ambiente a livello nazionale o internazionale.
A rio 2012 l’economia verde è stata per la prima volta messa nell’agenda mondiale come strategia verso l’attuazione nell’economia di un nuovo paradigma che cerchi di alleviare minacce globali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la desertificazione, l’esaurimento delle risorse naturali promuovendo un benessere sociale ed economico.
Sono state adottate misure per rafforzare le condizioni quadro istituzionali e si è deciso di elaborare obiettivi per uno sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) da inquadrare nell’Agenda post 2015 e cioè il quadro strategico internazionale sullo sviluppo sostenibile che prenderà il posto del Millennium Development Goals.
È stato rafforzato l’UNEP introducendo l’adesione universale che includerà in futuro tutti i Paesi.
La posizione degli economisti classici (Ricardo, Malthus, Mill) si ritrova alla base dell’individuazione dei limiti alla
crescita economica che sono identificati nella limitatezza delle materie prime offerte dalla natura (Club di Roma, 1972, I limiti allo sviluppo).
Gli economisti hanno messo in luce il contrasto tra andamento lineare della produzione di beni e andamento esponenziale della popolazione, estendendolo al generale problema delle risorse.
Alla base dell’evoluzione che nel tempo avrà lo studio dell’economia dell’ambiente sono da considerare le cinque variabili fondamentali secondo i classici: popolazione, formazione del capitale, risorse naturali, produzione di alimenti, inquinamento.
Il declino della quantità di alimenti disponibile pro capite, il declino della produzione industriale, l’oscillazione della crescita economica e l’incremento della popolazione sono le grandezze che talvolta hanno portato alla ricerca di strategie di sviluppo basate sullo stato stazionario o quando non hanno fatto parlare di crescita zero o di decrescita.
Nelle analisi del rapporto tra economia ed ambiente occorre tener conto della tecnologia e dell’innovazione.
Nel tempo il ruolo che le considerazioni ambientali hanno assunto nell’evoluzione della società ha condotto ad un crescente interesse degli economisti a superare visioni più tradizionali del sistema economico.
Pur mantenendo l’impianto fondato sulla sovranità del consumatore sul ruolo del mercato e dei prezzi come meccanismo sentinella dell’economia, gli economisti hanno introdotto nuove attenzioni volgendo l’interesse alla ricerca del valore dei beni extra-mercati come le risorse ambientali o il livello di inquinamento accettabile e gli strumenti di politica economica che possono essere impiegati per una migliore qualità ambientale.
Lo sviluppo economico è concetto più ampio di quello di crescita economica.
Il primo contiene il secondo, ma tiene anche conto di tutti i cambiamenti che i processi di crescita storicamente comportano: tecnologia, preferenze, istituzioni, capitale umano, dinamiche settoriali.
Lo sviluppo economico è un processo di ricerca continuo di nuovi equilibri anche rispetto all’uso delle risorse ambientali che, nello sviluppo, vengono sostituite e/o riciclate, perdono importanza o ne assumono maggiore.
Se per sviluppo si intende crescita del benessere e dell’equità, questo non dipende solo dalla quantità di risorse ambientali disponibile, ma dalla qualità della loro gestione come distribuzione, conservazione- recupero e sostituzione.
Sostenibilità non è solo mantenere costante la “quantità” di risorse ambientali/naturali.
Combinare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale significa adottare una definizione più ampia di sviluppo: “E’ sostenibile quello sviluppo nel quale l’uso delle risorse ambientali dalla generazione presente per accrescere il proprio benessere, non compromette la possibilità di crescita del benessere delle generazioni future”.
Il capitale economico è la capacità produttiva di un’economia, si compone di capitale manifatturiero, dotazioni immateriali e risorse naturali che sono sfruttate o sviluppate per l’uso nella trasformazione economica.
Il capitale ambientale è lo stock totale di risorse rinnovabili (utilizzate e non nel processo produttivo), terreni semi-naturali e naturali, fattori ecologici quali il ciclo dei nutrienti e le condizioni climatiche, che è la parte di capitale naturale che determina la qualità dell’ecosistema.
Il capitale naturale è la risorsa naturale di base di un’area geografica, che si compone del capitale ecologico e degli stock di risorse non-rinnovabili.
Il capitale socio organizzativo è l’insieme di abitudini, norme, ruoli, traduzioni, regole, politiche, leggi, dinamiche sociali e istituzionali.
Da ciò deriva il capitale totale, aggregato di capitale umano, risorse non-rinnovabili, capitale ecologico, dotazioni immateriali di capitale sociale.
Definizione di sviluppo sostenibile dalla Commissione Bruntland.
Il concetto di sostenibilità debole si fonda sull’idea che è possibile rendere intercambiabile il capitale naturale con il capitale artificiale la cui somma rimanga costante nel tempo.
La sostenibilità debole richiede di mantenere intatta la capacità produttiva generalizzata di un sistema e con il progressivo utilizzo delle risorse naturali si determina una perdita di peso del capitale naturale a favore di quello artificiale.
La sostenibilità debole richiede che il welfare potenziale derivante dalla base di capitale complessivo rimanga intatto.
La sostenibilità forte è una visione meno ottimistica sull’utilizzo dell’ambiente dall’economia.
Secondo l’‘Ecological Economics’ l’economia è un sottosistema aperto appartenente ad un ecosistema globale finito e non crescente, dove devono essere rispettati dei vincoli sulla capacità dell’ecosistema di svolgere le funzioni ambientali di base.
La sostenibilità molto forte è la versione più restrittiva della sostenibilità forte e si richiedono vincoli di stazionarietà che devono essere imposti su scala macroeconomica, a garanzia di alcune funzioni ambientali, e in relazione alla dotazione di risorse.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono 17 articolati in 169 target specifici creati come obiettivi globali di sviluppo sostenibile delle nazioni unite.
Il criterio di sostenibilità forte è economicamente illogico e porta a concentrarsi sulle condizioni che soddisfano la sostenibilità debole.
L’obiettivo per l’operativo pubblico è migliorare la gestione delle risorse e assicurare uno stock costante di risorse naturali alle generazioni future.
La promozione dello sviluppo implica una politica attiva in varie dimensioni dell’attività economica.
Migliorare l’efficienza dei mercati (dare un prezzo alle risorse che ne sono prive o correggere i prezzi inefficienti in modo che ne riflettano la reale scarsità).
Il prezzo può essere basato sia sul costo marginale di sfruttamento della risorsa sia sul costo marginale della perdita della risorsa per le future generazioni.
L’aumento dei prezzi per una migliore considerazione del valore ambientale è un segnale per i consumatori e per il sistema produttivo.
Un’altra linea di politica economica è incentivare l’innovazione tecnologica per svincolare il benessere dal consumo di risorse ambientali, creando ricchezza senza che l’aumento del PIL corrisponda ad un pari consumo ambientale.
Un utile supporto alla definizione di nuove politiche o ad una migliore valutazione dell’implementazione delle politiche ambientali può derivare dall’introduzione di nuovi sistemi di contabilità che in molti Paesi sono stai introdotti per considerare le interazioni tra economia e ambiente sulla base di un sistema di indicatori capaci di misurare l’eco efficienza dei sistemi economici, sull’intensità dell’uso delle risorse naturali nei processi produttivi.
La politica economica può attuare politiche ambientali più efficienti anticipando i problemi con strumenti fiscali quali tasse, imposte, diritti.
Alcuni economisti ritengono necessario migliorare il coordinamento tra le politiche ambientali ed economiche a livello di obiettivi e strumenti.
L’affermarsi dei processi di internazionalizzazione delle economie sollecita gli attori della politica economica e le istituzioni ad attuare più cooperazione a tra paesi industrializzati e in via di sviluppo.