La questione trattata in questa esposizione è basata sulle normative del Codice Civile italiano, con uno specifico riferimento all’articolo. 2301. Queste regole fanno parte integrante del quinto libro dello Statuto delle Leggi civili nazionali; questo volume si occupa di materie lavorative. In particolar modo troviamo queste regolamentazioni all’interno della parte riguardante le entità aziendali e più precisamente nell’apposito capitolo focalizzato sulla tipologia delle “società in nome Collettivo”.
Indice della guida
Significato dell’art. 2301 del Codice Civile
Nell’ambito delle disposizioni del Codice Civile, l’art. 2301 stabilisce le norme riguardanti il divieto di concorrenza per i membri della società in nome collettivo. Riguardando questo aspetto, viene definita la clausola secondo cui i componenti dell’ente menzionato non potranno intraprendere alcuna forma d’affari concorrenziale sia individualmente sia rappresentando soggetti terzi se ciò avverrà violando il dissenso espresso dagli altri membri sociali.
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Divieto di Concorrenza
L’articolo stabilisce il divieto di concorrenza. 2301 del Codice Civile, ha una duplice finalità:
Protezione dell’attività sociale
La normativa ha come obiettivo la tutela dell’attività aziendale dai potenziali danneggiamenti causati da un socio coinvolto in attività concorrenziali. Il pericolo nasce quando uno dei soci, grazie alle informazioni e competenze apprese all’interno dell’azienda, riesce ad avere una posizione di vantaggio sul mercato.
Prevenzione dell’abbandono dell’attività sociale
Per evitarlo, il divieto impedisce ai membri di dare poca importanza all’attività dell’azienda mentre si impegnano in altre attività imprenditoriali. Utilizzando questa strategia, si garantisce che i soci mantengano la propria dedizione all’attività sociale.
Affinché un’attività venga considerata “concorrente”, non è sufficiente basarsi solo sulla formalità dell’oggetto sociale; occorre invece valutare l’effettiva attività svolta e le particolari circostanze che caratterizzano il caso. Peraltro, la normativa prevede la possibilità di superare limitazioni nell’esercizio della concorrenza a patto del preventivo accordo da parte dei membri dell’associazione; tuttavia vale precisare che tale approvazione può essere implicita nel caso in cui gli associati esercitassero tali attività precedentemente all’affiliazione. Il divieto può essere modulato dai soci mediante il contratto sociale, che permette loro di decidere se mantenere efficace tale restrizione anche dopo aver perso lo status di socio.
Consenso dei Soci
Il consenso dei soci è fondamentale per deroga al divieto di concorrenza:
Nel contratto sociale viene definito se il consenso dei soci deve essere ottenuto all’unanimità o a maggioranza. È fondamentale enfatizzare che il consenso può essere espresso anche implicitamente, come ad esempio attraverso gli atteggiamenti dei soci o tramite circostanze chiare e univoche.
La legge stabilisce chiaramente che se c’è stata una precedente attività concorrente o la partecipazione ad un’altra impresa all’interno della stessa associazione, nel momento della firma del contratto sociale condiviso tra i membri dell’associazione interessati, è considerato come implicitamente acquisito ed accolto da tutti. Il fine di quest’assunzione è rendere più semplici le questioni riguardanti il consenso, ma si può sempre dimostrare l’opposto.
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Sanzioni per l’Inosservanza del Divieto
L’inosservanza del divieto di concorrenza può comportare diverse sanzioni:
Nel caso in cui un socio vada contro la proibizione, dovrà risarcire eventuali danni arrecati alla società. Significa che il socio potrà essere chiamato a risarcire le perdite causate alla società dalle sue azioni concorrenti.
In base all’articolo, la violazione del divieto può portare all’esclusione del socio. 2286 del Codice Civile. Qualora si presenti questa circostanza, la società avrà l’opzione di espellere il socio dal suo gruppo.
Casi Giurisprudenziali Rilevanti
In Italia, la giurisprudenza si è occupata di varie tematiche connesse al divieto di concorrenza. Ecco una lista di alcuni casi giurisprudenziali rilevanti che forniscono spiegazioni e orientamenti su questo argomento.
- Cassazione civile n. 3865/2020: Questa sentenza chiarisce gli atti di concorrenza sleale che vanno contro i principi della correttezza professionale.
- Cassazione civile n. 10715/2016: La stabilità dell’applicabilità del divieto ai soci accomandatari delle società in accomandita semplice è stata determinata.
- Cassazione civile n. 1301/1990: Analizza il ruolo del consenso dei soci e la sua essenza.
- Cassazione civile n. 2176/1977: La legittimazione ad agire per richiedere un risarcimento dei danni in caso di violazione del divieto spetta esclusivamente alla società.
- Cassazione civile n. 1977/1973: Nella formazione di una società a responsabilità limitata, la considerazione dell’attività concorrenziale è fondamentale.
- Cassazione civile n. 3869/1968: È solo la società che ha il diritto di avanzare pretese di risarcimento per i danni subiti.
Conclusioni
In definitiva, è previsto un divieto di concorrenza dall’articolo. La salvaguardia dell’attività delle società italiane in nome collettivo dipende principalmente dal corretto adempimento all’articolo 2301 del Codice Civile. Preservare l’integrità della attività sociale è uno degli obiettivi chiave, insieme alla prevenzione del suo abbandono da parte dei soci. Affinché sia possibile eccepire a tale divieto, il consenso dei soci rappresenta un fattore cruciale; tuttavia, la legislazione offre pure alcune ipotesi presumibili. Se si viola il divieto previsto ci saranno delle penalità che comprendono la necessità di rimborsare eventuali danni subiti o addirittura l’esclusione dal gruppo sociale. In Italia, la giurisprudenza è una fonte essenziale per comprendere come mettere in atto queste regole. Affinché le società in nome collettivo possano operare adeguatamente, è necessario che venga rigorosamente rispettato il divieto di concorrenza in Italia.